20 anni di ‘service oltre frontiera’
Past Presidente del RI aiuta a inviare migliaia di volontari nel mondo per realizzare 67.000 interventi chirurgici ed esaminare 250.000 pazienti
Durante i 20 anni dal suo primo viaggio in Uganda, hanno inviato oltre 500 volontari in 43 Paesi, realizzato 67.000 interventi chirurgici, esaminato 250.000 pazienti e ricevuto 2,4 milioni in sovvenzioni.
Quando Rajendra Saboo ha completato il suo mandato di presidente del Rotary International nel 1992, ha cominciato a riflettere su come cotninuare ad aiutare il prosismo. E nel 1998, dopo aver completato l'incarico di chair della Fondazione Rotary, Saboo sapeva di voler fare qualcosa "con le sue mani".
“Quando ero presidente del Rotary, il mio tema era "Guardate al di là di voi stessi", ha dichiarato Saboo, socio del Rotary Club di Chandigarh, India. “Pensavo al service oltre le frontiere. E in tal senso, ho pensato: C'è qualcosa che può dare l'India? o pensato che la scienza medica in India è abbastanza avanzata, e ci sono medici — medici Rotariani — che possono dare qualcosa all'Africa, dove le esigenze mediche sono enormi”.
Saboo ha parlato con Nandlal Parekh, un amico Rotariano e un medico che ha lavorato in Uganda prima di essere costretto a lasciare il Paese dal dittatore Idi Amin. Parekh pensava che l'Uganda, anche durante una guerra civile, sarebbe stato un posto eccellente per una missione medica. Il viaggio che Saboo ha organizzato nel 1998 è stato il primo in 20 anni di missioni mediche e oltre 67.000 interventi chirurgici.
Per accompagnare Nandlai durante quel primo viaggio, Saboo ha organizzato una squadra con esperienze in interventi correttivi per pazienti di polio, oltre a una squadra di oculisti. Quindi, pochi giorni prima della partenza, i terroristi hanno bombardato le ambasciate U.S.A. Kenya e Tanzania, assassinando centinaia di persone. Un terzo attacco, nella capitale, Kampala, è stato sventato.
Saboo racconta: “Eravamo terrorizzati. I medici ci chiedevano: 'Possiamo partire? Siamo sicuri?” A quel punto Usha, la moglie di Saboo, parlò con una donna tornata da una missione di volontariato con le vittime di guerra in ex-Jugoslavia, e le chiese se aveva avuto paura.
“Si muore una volta sola", rispose la donna. "Ma è importante il modo in cui si muore. Non ho avuta nessuna paura in quel momento, perché stavo servendo l'umanità”.
La risposta colpì Usha, che ne parlò a Saboo: "Insieme abbiamo indetto una riunione, e Usha ha raccontato la sua conversazione. Dopodiché, i medici e i volontari le dissero che erano pronti a partire”.
La squadra arrivò solo tre giorni dopo i bombardamenti. Da Kampala, una squadra andò in autobus a Masaka, e un altro gruppo andò a nord, a Gulu, per eseguire interventi oculistici. L'ospedale del posto non offriva visite oculistiche da sette anni. Alcune delle anziane hanno ballato per celebrare gli interventi, perché adesso erano in grado di vedere per la prima volta i loro nipotini.
Saboo, che non ha conoscenze nel campo medico, ammette di essere impressionabile alla vista del sangue. La squadra però aveva bisogno di volontari come assistenti — lavando i piedi sporchi dei bambini prima degli interventi, portando i pazienti in barella, aiutando con le flebo intravenose e dando una mano per tutte le altre attività necessarie.
“Madhav Borate, responsabile a capo della nostra missione medica, mi disse: ‘Raja, cambiati e vieni in sala operatoria. Devi mantenere il polso del paziente su cui stiamo operando e monitorarne il battito’, ricorda Saboo, che rispose: ‘Madhav, sei matto? Non posso neanche guardare quando qualcuno riceve un'iniezione. Non tollero la vista del sangue. Potrei svenire”.
Anche Borate ricorda quel giorno. “Le sale operatorie non avevano macchinari per il monitoraggio, come un dispositivo chiamato pulsiossimetro. Decidemmo perciò di formare tre Rotariani per sentire il battito dei pazienti e informare l'anestetista in caso di accelleramenti o rallentamenti. Abbiamo cominciato a riferirci ai volontari come pulsiossimetri”.
“Ho visto il sangue. Ho visto tutto, e non mi è successo nulla. E quest'esperienza mi ha completamente cambiato”, afferma Saboo.
Al ritorno dall'India, i membri della squadra hanno cominciato a programmare il successivo viaggio, in Etiopia, con ulteriori specialisti. Il terzo anno, andarono in Nigeria. Nei 20 anni trascorsi dal primo viaggio in Uganda, hanno inviato oltre 500 volontari in 43 Paesi, eseguito 67.000 interventi chirurgici, esami su 250.000 pazienti e ricevuto 2,4 milioni di USD in sovvenzioni dalla Fondazione Rotary e dai distretti in Giappone, Corea, Taiwan e altri Paesi. Hanno organizzato il viaggio di pazienti dall'Africa all'India per interventi complessi, e hanno condotto missioni anche in India.
L'anno scorso, per il XX anniversario della missione, la squadra è tornata in Uganda. Il Paese è più ricco e più pacifico ma ha ancora tanti bisogni.
“L'infrastruttura e gli impianti degli ospedali sono migliorati e il personale infermieristico è pronto ad assistere", dichiara Borate. “Ma ci sono ancora severe carenze di rifornimenti, strumenti e attrezzature, anche per gli interventi di routine”.
Nonostante questo, grazie all'aiuto di Rotariani e di medici ugandesi, la squadra ha realizzato 1.100 interventi, inclusi 440 interventi oculistici, 452 procedure dentistiche, 25 interventi di chirurgia ricostruttuva e 84 interventi generali di chirurgia.
“Si tratta del più grande impatto visto nei miei 22 anni da Rotariano”, afferma Emmanuel Katongole, past governatore del Distretto 9211 (Tanzania e Uganda). “Vedere tante persone con problemi complessi, che si mettono in fila per diversi giorni per gli interventi, e vedere la felicità sui loro volti. Continuiamo a ricevere chiamate: "Dove sono i medici indiani? Possono tornare?, ci chiedono".
Per il 2019, Saboo ha un obiettivo maggiore. "Sam Owori, selezionato come presidente del RI per il 2018/2019, ma deceduto nel 2017, mi aveva detto: 'Raja, durante il mio anno da presidente, vorrei farti organizzare una squadra di medici per ogni distretto dell'Africa', e io gli ho risposto: 'Ci proverò'," ha affermato Saboo.
“Dopo la morte di Sam, il presidente Ri Barry Rassin mi ha detto: 'Raja, vediamo di realizzare il sogno di Sam'. Ed è quello che prevediamo di fare".
— Frank Bures
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